DAL MITO ORIGINARIO ALLA CONOSCENZA UNIFICATA

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Amadeo Bordiga . 1960
arteideologia raccolta supplementi
made n.12 agosto 2016
LA RIPRESA DELLE OSTILITA'
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CRONACHE DELL'ARCHEOLOGIA SPAZIALE

Questi della nave spaziale, dopo aver soggiornato sulla Terra e insegnato l'astronomia e altre cosette agli uomini, avevano deciso di andarsene. Ma pare avessero un eccesso di combustibile nucleare (ché la loro nave viaggiava a combustibile nucleare mentre i nostri razzi viaggiano ancora a combustibile chimico, non siamo arrivati ancora a fare viaggiare nello spazio un satellite atomico). Simili informazioni non so naturalmente dove le abbia prese lo scienziato russo, comunque l'enorme nave spaziale aveva una riserva di combustibile nucleare, forse di uranio, di cui, chissà perché, ci si doveva disfare prima di cominciare il viaggio di ritorno. Non fu però lasciato sulla Terra, fu fatto scoppiare, come una vera bomba all'uranio, al plutonio, all'idrogeno, non so.
Comunque questi esseri intelligentissimi, che avevano già tenuto tanti corsi universitari ai poveri uomini nostri antecessori, li avevano avvertiti di allontanarsi perché l'operazione di bruciare il combustibile nucleare era distruttiva, e chi fosse stato colpito dalle radiazioni a breve distanza sarebbe morto. Perciò dissero: "Noi ce ne andiamo. Vi abbiamo insegnato un sacco di cose. Vi salutiamo affettuosamente. Coltiveremo i migliori rapporti diplomatici e torniamo a casa nostra. Spostatevi, perché facciamo questo servizio sennò la nave non può partire". Alcuni di quelli non si sono spostati e sono tutti quanti morti. La prova starebbe nella Bibbia dove si racconta della distruzione di Sodoma e Gomorra e del fatto che la moglie di Lot, essendosi voltata indietro a vedere la distruzione della città, sebbene gli angeli di Dio l'avessero avvertita di non farlo, si è trasformata in statua di sale. Questa statua di sale sarebbe un campione di quei corpi che sono rimasti bruciati, per effetto della civiltà americana, a Nagasaki e ad Hiroshima. Allora, per vedere se tutto ciò [può corrispondere a una teoria degli inizi del pensiero sulla Terra], vi leggo prima la notizia e poi il brano della Bibbia in cui si racconta la distruzione di Sodoma e Gomorra. La notizia da Mosca è del 9 febbraio. Sono costretto a leggerla in inglese e quindi la tradurrò di qua, come viene, viene.
"Viaggiatori dallo spazio esterno devono aver atterrato sul nostro pianeta molto tempo fa in una gigantesca nave spaziale e hanno tentato di comunicare con i molto primitivi abitanti che allora l'abitavano".
Ciò ha detto uno scienziato sovietico d'oggi, il signor Agrest professore di scienze fisico-matematiche.[1] Lo ha detto nel giornale Literaturnaja Gazeta… Ehi! Su questo giornale letterario ci scrive uno scienziato: sapete una buona cosa? che la divisione del lavoro incomincia a cessare.
Come testo letterario infatti può andare abbastanza bene.
"E, dopo avere studiato questo pianeta, i visitatori spaziali devono avere fatto esplodere la loro riserva eccedente di combustibile nucleare avvertendo la popolazione locale in modo che non dovesse morire per lo scoppio atomico. Allora essi ripartirono verso lo spazio, probabilmente da una speciale piattaforma di lancio costruita fra le montagne del Libano".[2]
Poi vengono le "prove". Lo scienziato continua:
"La nave spaziale raggiunse la Terra da zone remotissime dell'universo ad una velocità vicina a quella della luce. Quando stava a quasi 40 mila chilometri dalla Terra ridusse la sua velocità a 3 chilometri al secondo e, facendo agire le sue macchine, rimase sospesa sulla Terra come un satellite artificiale".
Vedete che è anche informatissimo. Di lassù i visitatori spaziali incominciarono a guardare come stavano le cose qui da noi.
"Quindi i visitatori, dopo aver scelto un posto conveniente, scesero sulla Terra. Atterrarono nel Libano vicino a quella valle dove la Bibbia dice che stavano Sodoma e Gomorra" perché – spiega – nessuno ha ancora risolto il mistero della Terrazza di Baalbek: un'alta piattaforma nelle montagne del Libano fatta di enormi tavole di pietra".
Non so se gli archeologi sappiano dove stavano Sodoma e Gomorra, se in Libano o intorno al Mar Morto,[3] ma egli dice che quattro fatti sostengono la teoria dei visitatori spaziali.
Primo fatto:
"Oggetti cristallizzati chiamati tectiti sono stati trovati sulla Terra, specie nel deserto libico. Essi contengono isotopi radioattivi dell'alluminio e del berillio che mostrano come il loro minerale sia perlomeno vecchio di un milione di anni, e come siano stati prodotti a temperature estremamente alte. Nessun tentativo di penetrare il mistero della loro origine ha avuto finora successo. Non si è potuto spiegare da dove giungano questi speciali materiali radioattivi che hanno [un decadimento] di più di un milione di anni e che si son conservati fino a oggi. Potrebbero essere i prodotti di un missile-sonda usato dai viaggiatori spaziali nel tentativo di trovare un buon terreno di atterraggio sulla superficie della Terra".[4]
Agrest crede che la terrazza di Baalbek costituisca gli avanzi di una piattaforma di lancio costruita dai viaggiatori spaziali, o perlomeno qualche cosa che essi edificarono in commemorazione della loro visita sulla Terra. Mette in evidenza che la terrazza è comparativamente vicina al deserto libico dove sono state trovate la maggior parte delle tectiti, quei tali minerali radioattivi misteriosi.
Dunque… Sodoma e Gomorra sono sotto il Mar Morto o in Libano?... Che significa "comparativamente"?… Ehm!... è quel che dice anche qui… Ah, ecco!
Secondo fatto:
"Anche i Manoscritti del Mar Morto, testi che hanno confermato la Bibbia e scoperti in una grotta nei pressi di Qumran, descrivono la distruzione di Sodoma e Gomorra. E nessuno può negare che questo evento abbia la capacità di attrarre enormemente l'attenzione di un uomo moderno con un minimo di familiarità con la fisica nucleare".
Insomma, chi legga di quella distruzione capisce subito che si trattò di una bomba nucleare. Io, veramente, i Manoscritti del Mar Morto non ce li avevo. Ma avevo una volgare Bibbia di quella dei parroci, e da quella vi posso propinare le citazioni.[5]
Forse, però, saremo più informati da Agrest, secondo il quale gli antichi testi confermano la distruzione atomica delle città di Sodoma e Gomorra. Non so se quelle pergamene contengano un servizio giornalistico più diffuso di quello della Genesi che io vi leggerò, da cui si possa dedurre tutto questo. Comunque, secondo me, è la leggenda biblica ad essere riportata nei Manoscritti del Mar Morto e non viceversa.[6]
La leggenda, ripresa da Agrest, dice che le genti furono avvisate di abbandonare l'area della futura esplosione, di non rimanere all'aperto e di non aspettare il lampo.
Quelli tra i fuggitivi che guardarono indietro, volsero il loro sguardo e morirono. Questo conferma infatti il perché la moglie di Lot fu trasformata in statua di sale dato che si era voltata. Qui c'è evidentemente qualcosa che non va: quelli che furono colpiti dalle radiazioni delle bombe di Hiroshima e Nagasaki, anche se voltavano il sedere, furono fregati lo stesso! Accecati e trasformati in statue di sale. Non si capisce bene come cammini questo ragionamento.
Passiamo al terzo fatto: "Alcune informazioni sopra i corpi celesti erano inesplicabilmente conosciute in tempi nei quali non si potevano trovare strumenti per ottenerle", dice Agrest, e nota che "Jonathan Swift descrive le caratteristiche più interessanti dei satelliti di Marte 150 anni prima che questi satelliti fossero scoperti. Un'ipotesi è dunque che negli antichi tempi vi fossero popoli con una buona conoscenza dell'astronomia. Ma la storia moderna non riporta niente di essi".
Non ricordo di aver letto nei Viaggi di Gulliver una descrizione dei satelliti di Marte.[7] Sarà qualche altro scienziato. Ma qui lo dice Agrest, andatelo a domandare a lui. Io vi ho dato l'indirizzo: Literaturnaja Gazeta.
Voi scettici siete pure capaci di scrivergli una lettera. Questa ipotesi – che vi fosse una popolazione primitiva, prima evoluta e poi completamente scomparsa dopo aver lasciato alcune tracce della sua conoscenza ereditata dal cielo – è già di per sé pienamente discutibile. Ma che Swift sapesse dei satelliti di Marte perché quelli della nave spaziale, al tempo di Abramo, avevano lasciato detto come giravano, questo mi pare un poco arrischiato. Ma Agrest suggerisce sempre una spiegazione, appunto.
E siamo al quarto fatto: "Durante la loro permanenza sulla Terra i viaggiatori spaziali tentarono di fare sviluppare molto le conoscenze della popolazione terrestre".
Ecco che veniamo al dunque.
Ho voluto citare le teorie di questo scienziato perché in esse c'è immischiato direttamente un altro percorso per la formazione della conoscenza umana e per la risoluzione di questa terribile quistione che è la teoria marxista della conoscenza: la provenienza extraterrestre del conoscere umano.

IL MATERIALISTA YAHVEH E L'IMMEDIATISTA ABRAMO

Allora, il fatto come lo racconta la Bibbia è questo: a Sodoma e Gomorra facevano – non sarò io a entrare nei particolari adesso – quello che tutti sanno, cosa che dette molto fastidio al Padreterno perché, naturalmente, se l'uomo deve diventare un tutt'uno con la natura non deve procedere contro natura. Il che è poco ma sicuro. La storiella è un po' lunga, ma la riassumo brevemente.
Secondo la Bibbia il Signore viene in Terra di persona e si porta una squadra di angeli-poliziotto come un commissario di Pubblica Sicurezza. Dunque si presenta con alcuni esseri, che erano appunto degli angeli, suoi strumenti. Si avvia verso Sodoma e Gomorra soffermandosi a confabulare con Abramo per mettere a punto i suoi progetti, mentre gli angeli vanno a vedere come si comportavano quelli in città; e non alziamo i veli dinanzi allo spettacolo che si svolse sotto gli occhi angelici.
Secondo Agrest, ancora una prova che si trattava di una pattuglia spaziale:
"Il Signore adunque disse: Certo il grido di Sodoma e Gomorra è grande, il loro peccato è molto grave. Ora, io scenderò e vedrò se son venuti all'estremo come il grido ne è pervenuto a me; e se no, io lo saprò. Quegli uomini adunque, partitisi di là, si inviarono verso Sodoma e Abramo stette ancora davanti al Signore".
Qui Abramo incomincia a fare una specie di difesa di tipo parlamentare dei suoi compagni di Sodoma e di Gomorra, cerca di convincere il Signore a rinunciare alla strage e gli dice: "Faresti tu pur perire il giusto con l'empio?"
Perché capisce che l'intenzione del Padreterno è quella di distruggere le intiere città. Dice: Ma saranno proprio tutti peccatori? È giusto fare perire il buono per colpa del malvagio?
La quistione è interessante perché si potrebbe ricollegare al fatto che il Padreterno dimostrava di essere un buon marxista: la storia è andata sempre avanti calpestando gli individui. Se quelli lì continuano, si sarà detto, succede che fanno diffondere quel fenomeno su tutta la Terra, e così la produzione degli esseri umani non si verifica più mandando a carte quarantanove tutto lo scartafaccio di Roger [8]. Sarà opportuno distruggere l'intera popolazione.
[Ma Abramo si appella]: non tutti avranno preso questa strada contorta, non dovranno essere distrutti lo stesso, eccetera. Il discorso tra Abramo e Yahveh è tale che il dio si mostra molto più marxista dell'uomo: Abramo è un vero immediatista, è un piccolo-borghese volgarissimo. E insiste: "Forse vi sono cinquanta uomini giusti dentro a quella città; li faresti tu eziandio perire? Anzi, non perdoneresti tu a quel luogo per amor di quei cinquanta che vi fossero dentro? Sia lungi da te il fare una cotal cosa! il far morire il giusto con l'empio! Il giudice di tutta la Terra non farebbe egli diritta giustizia?"
Yahveh sapeva che laggiù cinquanta non ci stavano proprio, perché quando c'è l'ideologia dominante non c'è niente da fare, sono infettati tutti quanti. Perciò non si faceva di queste illusioni.
Comunque in un momento di pazienza dice: "Se io trovo dentro alla tua città di Sodoma cinquanta uomini giusti io perdonerò a tutto il luogo per amor di essi".
Vedete che democrazia esiste nelle antiche mitologie: Abramo discuteva col Signore prima che il verdetto fosse emanato, gli abitanti di Sodoma e Gomorra avevano diritto alla difesa, per cui quest'ultima parla e parla.
Vedete quanto è tenace questo Abramo, che si umilia ma insiste: "Ecco, ora ho io pure impreso di parlare al Signore, benché io sia polvere e cenere. Siccome ho il coraggio dinnanzi a Dio di fare questo discorso. Forse ne mancheranno cinque di quei cinquanta uomini giusti. Distruggeresti tu tutta la città per cinque persone?".
Il Signore, accomodante, si presta a questo dialogo tremendo:
Yahveh: "Se io ve ne trovo quarantacinque, io non la distruggerò".
Abramo: "Forse ne troveranno quaranta".
Yahveh: "Per amor di quei quaranta io no'l farò".
Abramo: "Forse se ne troveranno trenta".
Yahveh: "Io no'l farò se ve ne trovo trenta".
Abramo: "Ecco, ora io ho impreso di parlare al Signore. Forse se ne troveranno venti".
Yahveh: "Per amore di quei venti io non li distruggerò".
Abramo: ''Deh, non adirisi il Signore, io parlerò sol questa volta. Forse se ne troveranno dieci".
Yahveh: "Per amore di quei dieci io non li distruggerò".
Quando il Signore ebbe finito di parlare ad Abramo, con gran dimostrazione di democrazia e pazienza, questi non ebbe più il coraggio di fiatare. S'era dimostrato peggio di un mercante cinese.
"Egli – il Signore – se ne andò ed Abramo se ne ritornò al suo luogo. Ora, quei due angeli giunsero in Sodoma in su la sera e Lot sedeva alla porta di Sodoma. E come egli li vide si levò per andar loro incontro e si inchinò verso terra e disse: Orsù, signori miei, io vi prego, riducetevi in casa del vostro servitore e statevi questa notte ad albergo e vi lavate i piedi. Poi domattina voi vi leverete e ve ne andrete al vostro cammino".
Lot era un uomo giusto, e risultò lui solo. Notate anche l'ospitalità, che presso gli antichi Semiti era sacra come per tanti popoli di allora. Gli angeli astronauti però mostravano di non accettare, ché dovevano fare il loro controllo sulla piazza.
“Ed essi dissero: No, anzi, noi staremo questa notte in su la piazza. Ma egli fece loro gran forza tanto che essi si ridussero appo lui ed entrarono in casa sua. Ed egli fece loro un convito e cosse dei pani azzimi".
Mi pare che questa tradizione biblica sia ancora rispettata qui a Firenze: il pane che ci cuocete, che mangiamo qui, è senza sale. Vedete che ci sono questi ritorni storici a grandi cicli.
"Cosse dei pani azzimi ed essi mangiarono. Avanti che si fossero posti a giacere, gli uomini della città di Sodoma intorniarono la casa, giovani e vecchi, tutto il popolo, fin dalle estremità della città. Chiamarono Lot e gli dissero: Ove sono quegli uomini che sono venuti a te questa notte? Menaceli fuori, acciocché noi li conosciamo".
Eh già, non gli volevano solo fare un solenne pagliatone anche se come angeli erano immateriali.[9] Sta di fatto che quelli mangiarono la foglia: gli stranieri sono venuti a distruggere la città, si dissero e, invece di difendersi con la eloquenza di Abramo, si volevano difendere con le armi. Lot era un uomo giusto, quindi i casi che nascevano, nascevano. Allora per farli stare buoni tenne un atteggiamento conciliatorio: "Uscì fuori a loro, in sulla porta, e si serrò l'uscio dietro e disse: Deh, fratelli miei, non fate male. Ecco, io ho due figliole che non hanno conosciuto uomo. Deh, lasciate che io ve le meni fuori e fate loro come vi piacerà. Solo, non fate nulla a questi uomini perciocché per questo essi sono venuti all'ombra del mio coperto".
Insomma, Lot piuttosto che dar loro gli uomini – chissà che cosa gli fanno, si disse – propone le figlie, pensando che il Signore si sarebbe offeso di meno. Da questo si dimostra che la Bibbia è una lettura utile per i marxisti ma, secondo i borghesi, non troppo indicata per signorine. I sodomiti rifiutarono le ragazze, naturalmente.
"Ma essi gli dissero: Fatti in là! Poi dissero: Quest'uomo è venuto qua per dimorarvi come straniero eppure fa il giudice. Ora, noi faremo peggio a te che a loro. Fecero dunque gran forza a quell'uomo, Lot, e si accostarono per romper l'uscio. E quegli uomini stesero le mani, ritrassero Lot a loro dentro la casa, poi serrarono l'uscio. E percossero d'abbarbaglio gli uomini ch'erano alla porta della casa, dal minore al maggiore, onde essi si stancarono per trovar la porta".
Quegli uomini, cioè quegli angeli-astronauti che erano venuti prima, tenevano delle piccole armi a combustibile nucleare. Fecero alcuni lampi e i malviventi si allontanarono, eccetera.
"Quegli uomini", cioè gli angeli, " dissero a Lot: Chi dei tuoi è ancora qui? Fa uscire da questo luogo generi, figliuoli e figliuole e chiunque è de' tuoi in questa città". Magari per contarli e vedere se arrivavano a cinque.
"Perciocché noi di presente distruggeremo questo luogo perché il grido loro è grande nel cospetto del Signore. Il Signore ci ha mandato per distruggerlo. Lot, adunque, uscì fuori e parlò a' suoi generi" – cioè quelli delle figliuole che qui si scopre erano già promesse a marito – "e disse loro: Levatevi, uscite da questo luogo, perciocché il Signore, di presente, distruggerà la città. Ma parve loro ch'egli si facesse beffe".
I generi credettero che Lot li burlasse e fecero spallucce: questo è pazzo, si dissero; perciò nessuno si mosse.
"Come l'alba cominciò ad apparire, gli angeli sollecitarono Lot dicendo: Levati. Prendi la tua moglie e le tue due figliuole". Le stesse rifiutate da quelli di prima. "Ché talora tu non perisca nell'iniquità della città".
Quindi ecco il conto che si ritrova il Padreterno: Lot, la moglie e le due figlie: erano quattro che se ne volevano venir via. Cinque non li ha trovati e quindi ha avuto corso la distruzione della città.
"Ed egli s'indugiava, ma quegli uomini presero lui, la sua moglie e le due figliuole per la mano, perciocché il Signore voleva risparmiarlo e lo fecero uscire e lo misero fuor della città. Quando li ebbe fatti uscir fuori, il Signore disse: Scampa sopra l'anima tua! Non riguardare indietro e non fermarti in tutta la pianura. Scampa verso il monte, che talora tu non perisca".
Adesso anche Lot si mette a polemizzare, come Abramo, col molto democratico Padreterno di quei tempi e dice: non ce la faccio, sono vecchio: "Deh, no Signore. Ecco, ora il tuo servitore, che sono io, ha trovato grazia appo te. Tu gli hai usato gran benignità in ciò che hai fatto verso me conservando in vita la mia persona. Ma io non potrò scampar verso il monte, ché il male non mi giunga onde io morrò. Deh, ecco, questa città è vicina per rifugiarmici".
Era una piccola città che si chiamava Soar, non so se esista o no.
"Ed è poca cosa. Deh, lascia che io mi salvi là - non è ella poca cosa? - e la mia persona resterà in vita. E il Signore gli disse: Ecco, io ti ho esaudito eziandio in questa cosa per non sovvertere quella città della quale tu hai parlato. Affrettati, scampa là, perciocché io non vorrò far nulla finché tu non vi sia arrivato. Perciò quella città è stata nominata Soar. Il sole si levava in sulla terra quando Lot arrivò a Soar. E il Signore fece piovere dal cielo, sopra Sodoma e sopra Gomorra, solfo e fuoco dal Signore."
Era zolfo e fuoco. Era dunque un volgare combustibile chimico quello di cui si serviva il Padreterno. Non era combustibile nucleare, come pretende lo scienziato sovietico.
"E sovvertì quelle città e tutta la pianura e tutti gli abitanti di esse città e le piante della terra. Or la moglie di Lot riguardò dietro a lui e divenne una statua di sale. E Abramo levatosi la mattina a buon'ora andò al luogo dove si era fermato davanti al Signore. Riguardando verso Sodoma e Gomorra e verso tutto il paese della pianura vide che dalla terra saliva un fumo simile ad un fumo di fornace. Così avvenne che quando Iddio distrusse le città della pianura egli si ricordò di Abramo e mandò Lot fuori di mezzo alla sovversione mentre egli sovvertiva le città nelle quali Lot era dimorato. Poi Lot salì di Soar e dimorò nel monte insieme con le sue due figliuole, perciocché egli temeva di dimorare in Soar, e dimorò in una spelonca egli e le sue due figliuole".
Quindi si salvarono solamente Lot e le sue due figliuole. La Bibbia poi continua raccontando che, siccome non c'era rimasto più nessuno, e non si poteva di certo interrompere le riproduzione umana, le due ragazze fecero bere del vino al vecchio padre Lot e poi si misero a giacere insieme a lui ed ebbero due figli: uno generò i Moabiti e l'altro gli Ammoniti.
Insomma, questa è la storia come tramandata dal mito.

OGNI RIVOLUZIONE È UNA MARCIA VERSO LA TERRA PROMESSA

Ora, ho fatto questo piccolo intermezzo, cercando di renderlo poco noioso (e adesso conchiudo), per mostrare come l'ipotesi di Agrest – quella secondo la quale per risolvere il problema sulla teoria filosofica della conoscenza dovevano venire i viaggiatori spaziali a dare informazioni all'uomo – non è che esagerazione di una prassi, uno scherzo della fantasia come tanti, gabellato come scienza.
La soluzione ovviamente deve essere un'altra, cioè questa: la conoscenza ha bisogno dell'azione. >
Come abbiamo appena stabilito, un primo teorema ci dice che la conoscenza, la scienza futura che sostituirà l'avvicendarsi delle filosofie, non può sorgere che dall'azione umana.
Quindi la storia di tutti i trapassi precedenti da una forma all'altra, delle rivoluzioni delle forme di produzione nelle forme di proprietà e nelle forme di potere che le hanno accompagnate, produce materiali utilizzabili ai fini della formazione dell'ultimo risultato di cui deve pascersi – permettetemi il termine – la specie umana.
Anche i risultati biblici possono essere risultati rivoluzionari, purché non li si legga come ha fatto Agrest. Noi non possiamo collegare la storiella di Lot, di Sodoma e di Gomorra ad una crisi rivoluzionaria perché evidentemente occorrerebbe una fantasia quasi altrettanto sviluppata quanto quella dello scienziato russo. Ma vi sono indubbiamente altre fasi bibliche che corrispondono chiaramente a queste tappe fondamentali nella formazione del pensiero. Praticamente una parte dell'umanità ha camminato per tremila anni servendosi di questi versetti, di queste norme che si sviluppano attraverso documenti collocati esattamente nel tempo, così come possono essere i Dieci Comandamenti dati a Mosé, la legge delle Dodici Tavole,[10] il Sermone della montagna tenuto da Gesù Cristo al momento del passaggio tra il Vecchio e il Nuovo Testamento, i Manoscritti economico-filosofici di Carlo Marx. Documenti che sono serviti per guidare l'umanità lungo i secoli, hanno costruito un substrato su cui lo sviluppo dell'umanità si è organizzato.
Quando queste trame di organizzazione sono state insufficienti, sono intervenute nuove forze che le hanno spezzate; e nuovi testi, nuovi vangeli, nuovi miti, nuove scienze hanno sostituito ciò che precedeva.
Le verità non si trovano solo nella scienza escludendo la filosofia e viceversa, e neppure solo nella filosofia escludendo la religione.
La menzogna, la verità e l'errore si trovano dovunque. E sono menzogne e verità a seconda della direzione da cui si guardano. In questo avvertimento ci potrebbe essere quello del Padreterno alla moglie di Lot: "Non guardare indietro". Bisogna guardare avanti, nella giusta direzione, per trovare la soluzione del problema. Quella guardò alla rovescia e rimase fregata. Comunque, perché dico che leggi come quelle dei Dieci Comandamenti o delle Dodici Tavole sono un frutto rivoluzionario e rappresentano un'epoca?
Praticamente la dominazione di classe, la istituzione di forme sociali oppressive nell'antichità si svolgeva attraverso le conquiste militari. Popolazioni semitiche avevano assoggettato l'Egitto e a loro volta erano state assoggettate, [episodio che forse passò nel mito con la storia biblica di Giuseppe].
Il potere della monarchia egiziana aveva a sua disposizione un'enorme massa di braccia per ordinare il corso del Nilo, innalzare piramidi e costruire templi – come è stato svolto nella riunione di ieri [11] – ed era riuscito ad assoggettare completamente queste popolazioni ex nemiche e conquistatrici, intelligenti e civili che erano probabilmente antenate degli Ebrei giunti al Nord da Ur, con Abramo, molti secoli prima. Il mitico Giuseppe era diventato, in un certo modo, il contabile reale, il primo burocrate.
Gli Ebrei erano stati forse trattenuti in Egitto non tanto per trascinare blocchi di pietra ed edificare piramidi quanto per collaborare alla grande amministrazione egizia, che è una delle prime, efficienti amministrazioni centrali che la storia ricordi.
Il loro distacco dal suolo egizio e dalla primitiva soggezione di classe per andare verso una nuova meta è una rivoluzione nazionale. Essa può essere posta all'inizio della sequenza descrittiva dei popoli soggiogati per liberarsi dai popoli oppressori. Mosé organizza una vera rivoluzione, la sua fuga verso la Terra Promessa è una vittoria rivoluzionaria. La leggenda racconta che Mosé, riuniti tutti quanti i suoi correligionari, connazionali e corrazziali, li sottrae all'Egitto per varcare il Mar Rosso: [ogni rivoluzione spiana la strada, apre il cammino all'asciutto e i nemici vengono travolti dalle stesse forze che permettono l'avanzata].[12] Gli Ebrei vanno dunque verso una terra promessa, come del resto tutte le rivoluzioni in cammino. I Dieci Comandamenti che Mosé riceve sul Sinai, lungo il percorso, rappresentano il programma di questa rivoluzione. Ed egli lo scaglia contro gli increduli che non vogliono pensare all'antica culla delle loro tribù, futuro territorio-nazione, come la leggenda ricostruisce, ma si accontenterebbero del poco pane e, secondo il testo, delle molte frustate ricevute dagli egizi. Una leggenda che per noi vale storia, che abbiamo diritto di maneggiare come tale, che oggi ha più validità delle menzogne sparse nelle storiografie dell'attuale banda brigantesca dominante rappresentata dalla borghesia capitalistica.
Questa visione della Terra promessa, dettata in mezzo alle rocce aride da cui Mosé fa scaturire acqua benedetta che darà luogo a rivoli, canali e torrenti, è un vero programma rivoluzionario. Poi verranno uva a grappoli grandi come caschi di banane; si potrà vivere in modo migliore di come si viveva in Egitto al tempo delle sette vacche grasse; gli Ebrei potranno sviluppare una civiltà superiore.
Perché le tavole dei Dieci Comandamenti sono restate per tanti anni? Perché la Bibbia è restata? Perché era il programma di quegli antichi rivoluzionari, e noi siamo più vicini a loro che non ai borghesi atei, loro attuali negatori.

RIVOLUZIONI, SINTESI ED ESPLOSIONE DI CONOSCENZA

[La liberazione dall'antico seppur florido Egitto a favore della monoteistica civiltà patriarcale del deserto] è un'altra tappa della conoscenza. Era utile, per delucidare oggi il problema relativo alla costruzione di una teoria non filosofica della conoscenza, mettere a confronto la narrazione biblica con il pensiero di uno scienziato ufficiale capitalistico (perché tali sono gli scienziati russi). Noi stiamo con i dati del documento biblico, così come a noi è stato trasmesso, per quante possano essere le traversie e le manipolazioni che esso ha subìto nel corso dei millenni.
Nella realizzazione di una teoria della conoscenza sono determinanti quei momenti di slancio del pensiero umano che hanno coinciso con le fasi storiche della rivoluzione sociale dovuta all'infrangersi del vecchio modo di produzione. Gli Ebrei [per loro stessi] dovevano infrangere quel modo di produzione in cui venivano utilizzati come specie di schiavi in Egitto, e hanno dato luogo a quella rivoluzione che poi hanno chiamato "fuga" ed hanno costituito il loro nuovo regime, la loro nuova organizzazione nella loro antica patria. La Terra promessa loro descritta da Mosé [sarebbe stata retta attraverso] la legge dei Dieci comandamenti, e questa legge è rimasta come modello dell'organizzazione umana per generazioni future in una forma evidentemente superiore e molto più sviluppata di quello che poteva essere la costituzione della monarchia egiziana, di questi antichi poteri ultradispotici. Ora, la soluzione del problema ci dice che gli uomini sono presenti non solo [alla formazione della propria storia, ma anche alla formazione e alla definizione della propria conoscenza che trova la sua sintesi in miti, leggi, scienze, tecnologie], nel senso che solo quelle sintesi in grado di fissarsi come grandi pietre miliari sul cammino della storia sono utili per la realizzazione di una stabile teoria della conoscenza. Esse coincidono con le grandi rivoluzioni, una delle quali è la semitica, un'altra è la cristiana, un'altra è la borghese e l'altra sarà la nostra, la proletaria. E ci conducono anche a dare una prima risposta a quel problema che abbiamo affrontato, dinanzi al quale ci siamo fermati prima: cioè se si possa spiegare come abbiano funzionato la meccanica, la dinamica, la dialettica della natura, quando non era presente nessun pensiero, perché l'umanità non era ancora nata o non era ancora in grado di distinguersi dal resto del regno animale; soprattutto perché non possiamo credere che questo pensiero [fosse infine comparso di colpo con la creazione dell'uomo da parte di un Dio o con lo sbarco della nave spaziale, come s'è letto nei passi ripresi dalla Literaturnaja Gazeta].

LA NATURA CONOSCE SÉ STESSA

Il problema si può risolvere affermando che soggetto della conoscenza non è solo l'uomo. La natura, di cui l'uomo fa parte, è soggetto della conoscenza [molto prima della comparsa delle specie viventi].
La natura ha conosciuto e conosce perché, anche senza vita, anche al solo livello del mondo inorganico, quello minerale, essa lascia impronte che corrispondono alla conoscenza di sé stessa. Il processo della conoscenza, attraverso cui il pensiero conosce il mondo, non ha nulla di originale, di miracolistico, di escatologico.
È un processo senza finalismi idealistici che lo facciano distinguere da tutti gli altri rapporti tra un settore della natura e un altro. Per miliardi di anni non c'è stato il "settore Uomo" nella natura; c'erano gli altri settori che influivano tra di loro. Gli effetti astronomici e interstellari – intesi nel senso fisico-chimico e non nel senso delle migrazioni di umanità viventi alla Agrest – influivano sul decorso della rivoluzione dei singoli pianeti. Questi fenomeni hanno scritto la loro storia.
Che cos'è la conoscenza ridotta infine alla sua quintessenza?
È memoria e relazione. Per la natura si tratta di avere registrato eventi e sequenze della propria dinamica evolutiva. E proprio per come e quanto l'ha già fatto, un miliardo o un milione di anni fa, noi possiamo conoscerla e interpretarla oggi.[13]
Più ancora potremo conoscerla e interpretarla domani, liberi da quei pregiudizi [che adesso fanno proiettare l'uomo capitalistico nelle società precedenti alla nostra e persino nel mondo animale, completamente antropomorfizzato]. Mosé ha registrato eventi or sono quattromila anni.
Noi oggi interpretiamo con maggiore vantaggio di lui perché possiamo confrontare Mosé, se volete, con Cristo, con Bacone, con Voltaire e infine con Marx. Diciamo che ci è rimasta in ogni caso una traccia. Non l'hanno lasciata solo la vita umana e l'attività, la prassi, della umanità associata. L'ha lasciata anche la natura in sé stessa, uomo compreso.
Una delle tante tracce che la natura ha lasciato in sé stessa è la serie degli strati studiati dalla geologia. La natura scrive così la storia del pianeta da quando esso uscì dalla primitiva nebulosa. È materia di conoscenza per l'uomo d'oggi ma è anche lavoro di conoscenza fin da quando queste impronte restarono nei terreni che il geologo va ad esplorare e va a ricostruire.
A questo proposito è particolarmente importante l'immagine che dà Marx del succedersi delle società (per esempio nei testi citati ieri da Roger) come si trattasse di strati geologici via via sovrapposti gli uni agli altri. C'è analogia sorprendente tra gli strati geologici accumulati con continuità nel tempo, poi spezzati violentemente nelle faglie, e le forme sociali ed economiche sovrapposte che ieri abbiamo chiamato primaria, secondaria e terziaria. Quindi, conoscenza [in quanto memoria generale della natura, scritta dalla natura per sé stessa].
Per noi, è ovvio, lo sviluppo della lotta sociale ha bisogno dell'uomo, perché è la specie vivente quella che [affronta fisicamente gli effetti prodotti dall'urto fra le classi]. La natura sembra non lottare, ma in realtà anch'essa lotta. Quando avvenivano le grandi convulsioni telluriche del vulcanismo primitivo dovute al fuoco interno, era una lotta della natura contro sé stessa, come lo sono le lotte di classe all'interno della specie. Potremmo continuare con gli esempi. Attraverso queste lotte che hanno lasciato i loro risultati, che hanno trasmesso le loro caratteristiche nel tempo, è possibile oggi conoscere, attingere informazione e materia, anche in senso utilitaristico.
E ciò nonostante un miliardo di anni fa nessun uomo fosse presente per scrivere l'informazione, per registrarla, per mettere carbone o ferro nel sottosuolo. La natura si è registrata da sé, non aveva bisogno né di Dio né di una umanità, primitiva o civilizzata, per essere registrata. S'è scritta la propria storia da sola. La natura ha una propria memoria e ha offerto a noi i risultati in essa contenuti.
Noi non lavoriamo solo sulla memoria dell'uomo. Quest'ultima non è che una parte del patrimonio mnemonico trasmessoci dalla natura. Gran parte della dotazione su cui poggia l'umanità presente e, soprattutto, poggerà quella nuova attraverso il cervello sociale del nuovo partito, è di origine non umana. Persino gran parte del patrimonio del vivente si trova fossilizzato nella memoria della natura. Come si vede, il problema di una conoscenza senza spirito (ché non ci si venga a parlare di spirito in un mondo completamente minerale) è proponibile ed ha una soluzione in tre passaggi:
1) azione fisica;
2) registrazione-memoria;
3) interpretazione.
Noi possiamo interpretare solo perché c'è il determinismo di un'azione che produce effetti registrabili. Noi non facciamo altro che seguire un antico itinerario di eventi predisposti. Lo facciamo con attrezzature complesse e differenziate, determinate nel tempo con lo sviluppo scientifico e tecnologico, ma la materia che ci racconta sé stessa c'è già. Perciò non abbiamo bisogno, ribadisco, di risolvere l'enigma se debba prevalere la specie pensante o la materia passiva: sono tutte e due attive, tutte e due collaboranti, sono parte integrante di un unico sistema. L'antico enigma è stato sciolto in una concezione nuova e superiore.[14]

ARTE E SCIENZA, INTUIZIONE E RAZIOCINIO, FEDE E PROVE

Spero di essere riuscito ad evitare un modo troppo involuto di comunicare e di avervi dato il più chiaramente possibile qualche elemento semilavorato per ulteriore elaborazione.
Chiuderò con un ultimo accenno a proposito di "arte e scienza". Ho letto un articolo nella rivista Scienze, scritto da uno scienziato italiano dell'Istituto Romano di Fisica Matematica, in cui si tratta appunto il problema della conoscenza umana e si cerca di ritrovarne, come sempre avviene nell'epoca moderna, una soluzione che sta fra quelle di tipo spiritualistico e quelle che chiamerei di tipo facilistico.[15]
Ci sarebbe una differenza qualitativa tra la conoscenza artistica e la conoscenza scientifica. Perché – si chiede lo scienziato – tutti i lavori filosofici e tutte le scoperte scientifiche sono temporanee, per cui vengono sempre nuovi filosofi, nuovi scienziati che offrono nuove spiegazioni, nuove teorie che si sostituiscono alle antiche? Lo scienziato, che lavora, che adopera come suo strumento la sua intelligenza – c'è qui un'immagine abbastanza interessante – è paragonabile a chi salisse una scala infinita di cui non si vedono né i primi scalini, quelli poggiati da qualche parte, né gli ultimi, quelli verso i quali sale: si arrampica scalino dopo scalino, ma non ha mai finito di salire. Egli muore, la sua generazione muore, la sua opera è dimenticata e sostituita da altre opere, ma la scala continua ed altri seguitano a salire su di essa senza fine. Quindi, ogni lavoro di scienza è tramandato, nel corso del pensiero dell'umanità e della conoscenza dell'umanità, come un lavoro provvisorio e destinato ad essere sostituito, come Aristotele fu sostituito da Galileo, a sua volta sostituito da Einstein: questa è l'immagine che adopera il nostro scrittore.
Il quale dice che, invece, per l'artista non è così. Il lavoro dell'artista sarebbe eterno in quanto perfetto nel momento stesso in cui si svolge, dato che l'artista non sale quella scala infinita ma raggiunge la sua conquista.
Perché l'artista cerca con la forza dello spirito, che è un presupposto immanente ed eterno, un dato al di fuori della natura e dell'umanità. Quindi gli scritti di Omero, di Shakespeare, di Dante, di Goethe, sarebbero rimasti eterni senza perdere mai nulla del loro valore con lo svolgersi della storia dell'umanità. Quale ne sarebbe la ragione? Che l'artista procede per intuizione e lo scienziato procede per intelligenza.
Ora, noi rivoluzionari in quale di queste due schiere ci vogliamo collocare? Naturalmente non possiamo procedere per intelligenza, perché solo una società libera dalla dominazione di classe e dalle eredità di queste epoche sfavorevoli e penose potrà adoperare la sua intelligenza per costruire la scienza di domani e potrà salire al sommo della scala della conoscenza. Anzi, salirà molto più in alto lungo la scala di quanto non si sia mai potuto fare.
Ma ciò non toglie che anche noi ci serviamo dell'intuizione. E forse per definire il movimento artistico, questa mostruosità che starebbe fuori dalla società e dalla materia, possiamo noi accettare una simile delimitazione?
Per stabilire che tra arte e scienza c'è una profonda differenza di natura?
No e poi no. Noi negheremo l'esistenza di prodotti che facciano parte di un'attività conoscitiva di natura particolare, che è quella artistica, in cui sia affissata una eternità negata ai lavori scientifici, alle conquiste scientifiche.
Prima di tutto questo non è esatto, perché vi sono certe opere della scienza le quali certamente resteranno eterne quanto resteranno eterni i versi di Omero e quelli di Dante: per esempio gli Elementi di Euclide, o Il Saggiatore e il Dialogo sui massimi sistemi di Galileo Galilei, o i Philosofiae Naturalis Principia Mathematica di Newton, perché la eleganza di queste opere è completa.
Sono opere che contengono elementi di scienza ed arte; raggiungono la laboriosità paziente, analitica, dello scienziato e la sintesi potente dell'artista.
E di tante altre opere potrebbe dirsi lo stesso; ma non ci dilunghiamo.
Quindi arte e scienza in certi momenti si incontrano. Arte e scienza sono due aspetti analoghi della conoscenza umana, e possiamo affermare con certezza [che fanno parte entrambe del più generale processo di produzione e riproduzione della specie].[16]
La differenza non va fatta dunque fra l'arte e la scienza, fra l'intuizione e l'intelligenza. È con l'intuizione che l'umanità ha sempre avanzato perché l'intelligenza è conservatrice e l'intuizione è rivoluzionaria. L'intelligenza, la scienza, la conoscenza hanno origine nel movimento avanzante (abbandoniamo l'ignobile termine di "progressivo").
Nella parte decisiva della sua dinamica la conoscenza prende le sue mosse sotto forma di una intuizione, di una conoscenza affettiva, non dimostrativa; verrà dopo l'intelligenza coi suoi calcoli, le sue contabilità, le sue dimostrazioni, le sue prove.
Ma la novità, la nuova conquista, la nuova conoscenza non ha bisogno di prove, ha bisogno di fede! non ha bisogno di dubbio, ha bisogno di lotta! non ha bisogno di ragione, ha bisogno di forza! il suo contenuto non si chiama Arte o Scienza, si chiama Rivoluzione! [17]

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FINE DELLA REGISTRAZIONE
Firenze 20 marzo 1960

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[1] - Matest Modest Agrest, fisico bielorusso, uno dei precursori della cosiddetta archeologia spaziale. Il fenomeno della sostituzione tecnologica (e ufologica) di Dio è analizzato dall'etnologo-sociologo Wiktor Stoczkowski nel libro Des Hommes, des dieux, des extraterrestres, ethnologie d'une croyance moderne, Flammarion, 1999, dove si parla, appunto di Agrest (pag. 273-279).
[2] - Si tratta della leggendaria "Terrazza di Baalbek", una gigantesca piattaforma costruita nella valle della Bekaa in Libano con monoliti granitici di dimensioni inusitate (il più grande misura 20 x 4 x 3 metri e pesa un migliaio di tonnellate). Si tratta del basamento di un'area sacra della città romana (I-II secolo d.C.). Agrest espose la sua teoria dei visitatori spaziali nel 1959. L'articolo citato da Bordiga fu seguito da uno studio del 1961, Cosmonauti dell'antichità (Kosmonauty Drevnosty) che fece scalpore in quanto scritto da uno scienziato. Tutta la teoria si basa su pochi presupposti, il primo dei quali si trova nella Genesi (6.2-4) dove si fa accenno ad oscuri Nefilim (giganti): "I figliuoli di Dio, vedendo che le figliuole degli uomini erano belle, si presero per mogli quelle che si scelsero d'in fra tutte. E il Signore disse: Lo spirito mio non contenderà in perpetuo con gli uomini, perciocché non sono altro che carne. In quel tempo i Nefilim erano in su la terra e furono anche dappoi, quando i figliuoli di Dio entrarono dalle figliuole degli uomini, ed esse partorirono loro de' figliuoli. Costoro son quegli uomini possenti, i quali già anticamente erano uomini famosi". Agrest non si recò mai in Medio Oriente; l'unica fonte su Baalbek che cita (senza però rivelarne il titolo) è un libro pubblicato a Parigi nel 1898.
[3] - Sodoma e Gomorra, secondo la Bibbia, facevano parte di una pentapoli cananea situata nella Palestina meridionale. Non sono mai state identificate, ma vicino al Mar Morto, a Sud-Ovest, vi è il toponimo di un monte che richiama il nome Sodoma (Gebel Usdum in arabo, Monte Sdom in ebraico).
[4] - Le tectiti sono piccole masse traslucide di colore che varia dal nero al rosso e al verde, a forma lenticolare e con struttura vetrosa, la cui formazione è ancora controversa. Si tratta certamente di materiali di origine extraterrestre, probabilmente derivanti dall'impatto fra due asteroidi e ricaduti sulla Terra. L'accenno all'età esagerata di un milione di anni dalla loro formazione, a causa del "missile-sonda" o dell'esplosione che avrebbe distrutto Sodomia e Gomorra, non deve stupire: vi sono cultori di "archeologia spaziale" convinti dell'autenticità delle cosiddette pietre di Ica, manufatti che raffigurano addirittura i dinosauri.
[5] - Bordiga non cita da una normale edizione "dei parroci", cioè cattolica, ma dalla versione senza imprimatur del riformato Giovanni Diodati, pubblicata nel 1607 e da noi confrontata con un'edizione del secolo scorso: La Sacra Bibbia ossia L'Antico e Nuovo Testamento, tradotti fedelmente dall'originale in italiano, Depositi di Sacre Scritture, Via Due Macelli, 63, Roma, 1903. Il riferimento ai visitatori spaziali, all'ideologia dominante e alla distruzione della società corrotta si trovano in: Genesi, 18.16-33, 19.1-38 (pag. 13 nell'edizione citata).
[6] - Questa osservazione è esatta. Dal 1947, data della scoperta dei rotoli, le centinaia di delicatissimi documenti furono oggetto di accaparrazione e diatribe tra le diverse scuole religiose, tanto che nacque la falsa leggenda sugli "originali della Bibbia". È vero che vi si trovano commentari di testi ben più antichi o di miti orali risalenti fino al XIII sec. a.C, ma le pergamene del Mar Morto sono trascrizioni molto tarde risalenti al II-I secolo a.C.
[7] - La descrizione esiste e si trova in: Jonathan Swift, I viaggi di Gulliver, Opere scelte, Edizioni Casini, 1959 pag. 179.
[8] - Roger Dangeville. Lo "scartafaccio" è la bozza di un lavoro iniziato nel 1957 dallo stesso Dangeville sul succedersi dei modi di produzione. Ne esistono più versioni, via via integrate con aggiunte e modifiche: 1) un articolo incompleto pubblicato dal PCInt. su Il programma comunista n. 11 e 17 del 1960 col titolo Lo schema della successione delle forme storiche di produzione; 2) un opuscolo ciclostilato di 67 pagine (senza data) edito dallo stesso partito; 3) un libro di 95 pagine (senza data), in francese, edito dal gruppo politico "Fil du temps" raccoltosi intorno allo stesso Dangeville dopo la sua uscita dal partito e intitolato Le schéma de la succession des formes de la production sociale; 3) un libro di 330 pagine, pubblicato in italiano dalle Edizioni 19/75 (1980) del gruppo suddetto, col testo completamente riscritto, e intitolato Le forme di produzione successive nella teoria marxista.
[9] - 103 Nelle traduzioni moderne, infatti, il riferimento è molto più esplicito; per esempio: "Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!" (versione "di Gerusalemme").
[10] - Le Dodici Tavole, secondo la tradizione, sarebbero state scritte nel 451 avanti Cristo. Prodotte dallo scontro di classe fra plebei e patrizi, sono la fonte storicamente accertata del diritto romano, col quale si tentò di eliminare l'arbitrio per mezzo della legge. >
[11] - Le forme di produzione successive nella teoria marxista cit.
[12] - Effettivamente tribù di pastori semiti (Hyksos), provenienti dal deserto orientale e dalla Palestina, si stabilirono ai margini delle terre fertili del Delta, convivendo pacificamente con la popolazione locale per molte generazioni. Verso il 1900 a.C. l'arrivo di altre popolazioni semitiche, incalzate da incursori indo-europei provenienti dal Caucaso, portò ad una lenta invasione da parte degli Hyksos i quali, avvantaggiati dall'addomesticamento del cavallo, dalle armature di metallo e dal carro da guerra, obbligarono la dinastia egizia ad attestarsi a Tebe, nel Sud, mentre essi stabilirono una loro dinastia al Nord per 108 anni, fino a quando, intorno al 1600 a.C., fu ripristinata la situazione precedente. La storia di Giuseppe, potrebbe avere un fondamento reale, anche perché il nome del faraone Apopi, certamente l'ultimo dei sei re semitici, è citato sia dagli storici antichi che dalla tradizione ebraico cristiana. D'altra parte un pastore barbaro sarebbe diventato più facilmente visir tra gli Hyksos che tra gli Egizi. Il mitico passaggio del Mar Rosso per gli Ebrei sarebbe dunque un ritorno, un percorso inverso rispetto alla precedente "conquista".
[13] - La conoscenza è relazione, quindi informazione: quando ad esempio la Terra riceve i raggi del Sole, metà della sua superficie entra in relazione con la stella, ne riceve informazione, perciò acquisisce una conoscenza messa immediatamente a disposizione di tutta la biosfera che reagisce, sensibile, non meno di quella sua parte che Bordiga chiama, nel paragrafo precedente, "settore Uomo".
[14] - La tecnologia ha permesso di realizzare molti tipi di memoria non umana, come la stampa, la foto e la cinematografia, la registrazione magnetica, la schedatura cartacea ed elettronica, la memoria di massa e quella volatile nei computer, Internet e le reti connesse, estese come un immane cervello sociale. Oggi la memoria della natura è già nuovamente al di fuori della scatola cranica dell'uomo. Di qui l'aforisma che circola fra gli informatici: l'uomo non è altro che il tramite passeggero fra un'intelligenza a base carbonio (la biomassa vivente) e un'altra a base silicio (l'intelligenza artificiale). Per Marx (e noi) il cervello sociale è liberazione della natura-uomo-industria, per il borghese è un incubo che anticiperebbe una nuova classe dominante artificiale alla Terminator o, meglio, alla Matrix).
[
15] - Il termine, non usuale e d'altra parte inequivocabile sul nastro, può voler indicare la volgarizzazione dei processi conoscitivi; separandoli in categorie la borghesia utilizza in malo modo il riduzionismo, che da potente metodologia qual era all'inizio, è diventato fine a sé stesso, giustificando le specializzazioni e quindi la divisione sociale del lavoro.
[16] - Com'è noto, Marx aveva progettato di scrivere un libro apposito sulla Comédie Humaine di Balzac, il quale, nonostante le sue simpatie per il mondo della nobiltà, ne descrisse la necessità della morte, facendo emergere profeticamente nuove figure sociali, appena in embrione al tempo di Luigi Filippo ma tipiche più tardi sotto Napoleone III. L'importanza che Marx ed Engels davano a questo autore deriva dalla sua capacità di descrivere la realtà classista; egli esprimeva arte e scienza sociale al contempo, una sintesi prodotta dall'effettiva maturazione dei rapporti di classe (cfr. lettera di Engels a M. Harkness, aprile 1888).
[17] - Questo grido appassionato, che provoca nell'uditorio fragorosi applausi, è un vero e proprio programma politico che troverà il suo compimento nella terza riunione qui presentata (Bologna), quando Bordiga traccerà le linee essenziali per un corpo di tesi mai scritto: è la rottura rivoluzionaria che libererà il potenziale di conoscenza della specie e non viceversa; cioè non sarà una nuova conoscenza a rendere possibile la rivoluzione ma la prassi, la vita reale, il processo di produzione e riproduzione della specie. Per quanto detto con parole diverse, il concetto generale è quello delle Tesi su Feuerbach di Marx e del primo capitolo dell'Ideologia tedesca, da cui Gramsci ricavò il suo celebre motto attivistico "il marxismo è una filosofia della prassi". Marx però ha ben altro modo, rispetto a Gramsci, di descrivere il processo che porterà alla società futura: egli inizia con l'annotare che ogni categoria ideologica – come la morale, la religione, la metafisica, ecc. – "non ha più storia, non ha sviluppo, mentre gli uomini sviluppano la propria produzione materiale e le loro relazioni materiali, trasformando, insieme con questa loro realtà, anche il pensiero e i prodotti del loro pensiero. Non è la coscienza che determina la vita ma la vita che determina la coscienza" (Ideologia tedesca, in Opere complete, Editori Riuniti, vol. V pag. 22). Infine, dopo aver criticato i filosofi suoi contemporanei, afferma categorico: "La filosofia e lo studio del mondo reale sono tra loro in rapporto come l'onanismo e l'amore sessuale" (Ideologia tedesca cit. pag. 232).
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